Il ritratto recondito di Michelangelo

Volto-misterioso-scolpito-da-Michelangelo2Firenze, Palazzo Vecchio, alla destra del portone d’ingresso, dietro alla maestosa statua di Ercole, realizzata dal “Bandinelli”: un capolavoro segreto gioca a nascondino con i passanti.
Nessuno, a prima vista, si accorge di questo misterioso volto scolpito nella pietra, dai contorni irregolari ma definiti, sciupato da secoli di solitudine, confuso in uno spettacolo d’arte varia, di una piazza che è un museo a cielo aperto.
Ma chi è? e chi l’ha inciso? Quale criptica storia si cela dietro questo strano bassorilievo? Gli amanti dell’occulto resteranno delusi! La realtà è estremamente genuina, senza nulla di esoterico, senza niente di mistico. La realtà è una vicenda semplice, essenziale, l’arte purissima che si fa vita vera, quotidiana.
L’unico modo per conoscere i particolari di questa nobile curiosità, è abbeverarsi alla caraffa della storia, senza dimenticare di mescolarla bene con un’essenza di leggenda popolare, che rende tutto più dissetante. Rivivere il momento nello scandire del tempo, immaginare i colori, camminare per le vie della Firenze rinascimentale, ascoltando le voci dei cittadini, osservandone i costumi ed i comportamenti. 4
Eccoci qua: siamo agli inizi del 1500, ci troviamo esattamente in via della Ninna, tra Palazzo Vecchio eVolto-misterioso-scolpito-da-Michelangelo3 gli Uffizi, osserviamo i passanti, con aria distratta, decine di artisti e mercanti, artigiani e mendicanti, si scambiano saluti, discutono o procedono con gli occhi bassi.
D’un tratto appare un volto noto, si dirige nei pressi della piazza, porta con sé gli attrezzi del mestiere. E’ uno scultore, ma certamente anche un pittore, un genio indiscutibile, il suo nome riecheggerà in eterno: in via della Ninna sta camminando Michelangelo Buonarroti. Percorre questa strada per recarsi alla sua bottega quasi ogni giorno e, prontamente, abitualmente, solennemente, un canuto signore si avvicina, lo ferma e gli parla. «Vogliate messere, perdonare un pover’uomo caduto in disgrazia, Iddio travestito da destino si è preso tutto ciò che aveva… Vogliate messere, perdonare un creditore…». E via con bestemmie e lamentele, accuse e giustificazioni, ogni giorno lo stesso vociare, ogni giorno le stesse parole. Michelangelo era costretto ad ascoltarlo, si annoiava, il vecchio gli doveva dei soldi, una somma irrisoria che all’artista non interessava affatto.
Volto-misterioso-scolpito-da-MichelangeloSi narra che il canuto signore avesse una figlia, di nome Camilla, bella come i fiori di Boboli, lo sguardo
sfuggente, l’occhio sorridente, la pelle chiara ed i capelli color castagna. Pare che l’artista ne fosse incuriosito, voleva ritrarla. Solo per questo e per un rispetto educato, soleva fingere di ascoltare il canuto signore. Stamattina non c’è neppure la ragazza, Michelangelo si annoia terribilmente, le parole del vecchio rimbombano nelle sue orecchie facendo implodere tutto il suo genio. Spalle al muro, alla destra dell’ingresso di Palazzo Vecchio, dietro alla maestosa statua di Ercole, afferra lo scalpello e… simulando una falsa attenzione, con lo sguardo fisso sul tedioso oratore, crea. Scolpisce il suo ritratto, sulla pietra, senza guardare ciò che fa, senza vedere le distanze, le proporzioni, senza il pieno controllo delle mani, impegnate in una torsione scomoda ed irregolare. Ne nasce una figura sorprendente, potete divertirvi a cercarla, scovarla, ammirarla. E sapete che successe dopo? Niente! Dopo non successe proprio niente. Quell’uomo smise di parlare, Michelangelo ripose gli attrezzi nel contenitore senza dare nell’occhio, si congedò con discrezione e se ne andò… Se ne andò lasciando un dono all’umanità intera, uno sfoggio della sua immensa vena artistica, una dimostrazione dai contorni mitologici.
Fu così che, per puro caso, prese forma una vera e propria opera d’arte, non commissionata, non venerata o iscritta all’albo dei capolavori, forse perché non tutti sanno che un uomo è riuscito a realizzarla, girato di spalle, inscenando un dialogo fittizio con un rompiscatole. Andy Warhol scrisse: «La cosa più bella di Tokyo è McDonald’s. La cosa più bella di Stoccolma è McDonald’s. La cosa più bella di Firenze è McDonald’s. A Pechino e a Mosca non c’è ancora niente di bello».  Ah.. se da lassù potesse leggere FUL…
GIANLUCA PARODI