Jamesboy / materia organica in evoluzione

Il percorso artistico di Jamesboy nell’intervista di Roberta Poggi.

jamesboyÈ un non-artista e curatore con base a Firenze. Dipinge i muri per puro bisogno e per questo non necessita di una particolare definizione. Ciò che conta è che è uno di quelli che si danno da fare nelle notti fiorentine per regalarci di giorno un museo a cielo aperto nelle strade della città.
Jamesboy inizia a dipingere in strada nel 2002, guardando un amico di cui ricorda con una specie di ammirazione il nome, Taylor, le sue scritte, le firme. È stata la fluidità del corsivo, delle lettere che si muovevano sui muri in modo caotico ma allo stesso tempo elegante, che gli ha dato il primo input. Il mondo della street art non lo ha mai assorbito più di tanto, è sempre riuscito a prendere solo ciò che gli serviva per i suoi lavori, come la musica e l’arte dei graffiti. Ha iniziato a sperimentare lettering, throw-ups e anche qualche pezzo, munito di qualsiasi materiale potesse lasciare il segno su un muro, gessetti, liquido per lucidare le scarpe, carbone ottenuto da legni bruciati… persino l’olio delle macchine a volte. Tutto ai suoi occhi diventava materia prima per dipingere e firmare. Muri a volontà e poca gente in giro di sera: non poteva desiderare di più.
james_7Ma con il trasferimento a Siena le cose cambiano e inizia la fase, ancora in corso, in cui approdare in un luogo completamente spoglio di vitalità artistica urbana diventa una sfida per far nascere qualcosa. La noia a volte è utile, ci costringe a creare. Non riuscendo a trovare quel senso di calma che gli dava dipingere nel silenzio della notte, inizia allora a dedicarsi alla grafica e alle illustrazioni, a lavori in studio più strutturati, dando vita a un personaggio il cui nome rappresenta oggi tutto l’insieme del suo lavoro. Sì, è proprio così che è nato Jamesboy, alle origini nient’altro che un cartoon, ma presto prende una diversa direzione, tanta è la voglia del suo ideatore di vederlo in strada. E nel futuro, chissà cosa diventerà. Nessuno dei suoi lavori ha un inizio o una fine ben definibili, sono puro movimento, nascono per lo più da incontri casuali o chiacchierate con gli amici, e si sviluppano in mille sfumature diverse, saltellando da un significato all’altro e invadendo le menti dei passanti che spesso ne traggono significati mai pensati da Jamesboy stesso, a volte davvero originali.
Le maschere, ad esempio, semplici ma di impatto (da bombing, come dice lui), con i bordi sempre più sfumati e trasparenti, labili, come per mancanza di materia organica o come se fossero una specie di spirito, un velo trasparente che ci copre o uno scudo che ci protegge. Ognuno di noi ne porta una, più o meno visibile: quelle di Jamesboy si nascondono nel contesto urbano, disegnate per essere scorte e intraviste, secondo la loro natura. Sono approdate persino su alcuni cartelloni pubblicitari della città: anche lo spam pubblicitario estremo a cui siamo sottoposti quotidianamente tende a mascherare qualcosa, sotto sotto si può spesso presumere l’esistenza di altro. Tutto è in divenire, come il progetto diventasanto nato dall’icona «più pop e commerciale che esista», tanto che la risposta sull’origine dell’idea inizia con una sonora risata. Di inventato non c’ è proprio niente, viene solo rielaborato un elemento di decorazione (l’aureola e le ali) che diviene un gioco, anche qui nato in modo del tutto causale – dopo aver notato alcuni ragazzi che ci giocavano e si scattavano delle foto. Di fatto il progetto non è nemmeno l’aureola in sé: come avrete capito la staticità non fa parte del vocabolario di Jamesboy.james_6
L’idea è più dinamica e coinvolgente: dall’aureola si passa all’insieme aureola-persone-città. Non si tratta più di un muro e di un pezzo, ma del movimento tra muro, persone e pezzo. «La soddisfazione più grande è riuscire a rubare quei pochi secondi della vita di qualcuno. Il tempo è fondamentale, e pensare che le persone ne usano un po’ per guardare e giocare con i miei lavori non può che riempirmi di gioia».
Ma il dialogo con lo spazio urbano prosegue anche nella scelta dei materiali. Come le sculture Boske, realizzate con rami, pezzi di cartone e altre cose trovate a giro (la cui fragilità le reclude purtroppo allo studio), o le maschere-totem (Masks on Urban Degradation), sculture di varie dimensioni realizzate con materiale riciclato. Trovare cose gettate e dimenticate dalle persone è per Jamesboy l’occasione di ridare loro vita, riciclandole e dando valore persino alla spazzatura, tanto che capita spesso che qualcuno se le porti pure a casa.
Riuso e riciclo: tutto può diventare qualcosa, qualsiasi tipo di materia organica si evolve e muta in forme diverse, che sia un pezzo di carta, un cassonetto o un materasso. Sì, avete capito bene. Anche i materassi gettati in strada in attesa del camioncino del Quadrifoglio diventano un valido supporto per dipingere. «E la cosa positiva è che un materasso chi se lo porta a casa?». Si evita così che le persone si approprino di qualcosa che nasce per lo spazio urbano, museo a cielo aperto alla portata di james_3tutti, e non mercato in cui scegliere il prossimo arredo per il salottino appena rinnovato.
I progetti sono tanti: Renaissance is Over, Mostri urbani, disegni onirici come la Cosa, Canela y Miel (in mostra fino a metà febbraio al Pop Café e al Teatro Verdi, ma la vera sfida resta quella di coinvolgere e portare artisti nuovi a dipingere a Firenze, «perché per evolverci abbiamo assolutamente bisogno di vedere qualcosa di nuovo». •
 
 
 
 
 
 
Testo di Roberta Poggi
Foto di Jamesboy
 
 
ENGLISH VERSION>>>>
He is a non-artist and a curator who operates in Florence. Jamesboy paints walls for his own need and he is one of those who’s giving us an open air museum in Florence. He started
painting on the streets in 2002, looking at a friend called Taylor. His lettering, writings and tags were an inspiration for Jamesboy. The world of street art has never absorbed him ajames_5
lot, in fact he took only what mattered for his works, like music and the art of graffiti. He started experimenting lettering and throw-ups equipped with whatever instrument could leave a sign on the walls: small pieces of chalk, shoes polish, coal and also motor oil. Under his sight everything becomes raw material to paint and to sign.
But after he moves to Siena things start changing. This new place without vitality becomes a challenge for creating something from scratch. In this new boring reality Jamesboy is able to find a new inspiration – since we all know that boredom is sometimes very inspiring – and so he starts dedicating to graphics and illustrations: to more structured works. He gives life to a character whose name represents, today, his entire production. At the beginning Jamesboy was a cartoon but soon after it took another direction.
None of his works have a defined starting point or a precise end; they are pure movement. They develop from casual meetings or conversations with friends. The ideas take thousands of different shades and embrace a lot of different meanings. The masks, for example, are simple but with a very james_1strong impact. Their blended and transparent borders look like spirits, a transparent veil that covers us or a shield that protects us. You can find them hidden in the urban context; they have landed even in some advertisements of the city.
Everything in his production is dynamic, as for the project diventasanto born from «the most commercial and pop icon» in the world. He didn’t invent anything; he simply elaborated a decorative element (halo and wings) and now it’s a sort of game. This idea was born by chance after he saw some boys who played with his works and took some photos. The work is not the halo itself, it is more complex: the halo is both that of people and of the city. It creates a sort of movement between wall, people and work. «The biggest satisfaction is succeeding in stealing seconds of people’s life. Time is fundamental and it makes me very happy that someone uses it to watch my works». The dialogue with the urban space is clear also in the choice of the materials, like for Boske’s sculptures built with branches, pieces of cardboard and other findings, or the totem-masks (Masks on Urban Degradation). For Jamesboy, finding abandoned or thrown away objects is the occasion to give them life through recycle. Also the thrown mattresses can become a support to draw on.
The projects are many: Mostri urbani, dreamlike drawings such as Cosa, Canela y Miel (that it is exhibited till mid February at Pop Café and Teatro Verdi), but the true new artist to paint in Florence «because to evolve we need to see something new». •
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